A futura memoria. Nell’80° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz.
Il 27 gennaio cade l’ottantesimo anniversario della liberazione del campo di Auschwitz. In tale data ricordiamo le vittime dell’Olocausto e l’orrore della Shoah, lo sterminio degli ebrei voluto dal nazismo e assecondato dai suoi accoliti in diverse parti d’Europa. Una tragedia epocale che tolse la vita e seppellì in fosse comuni le speranze di milioni di persone, colpevoli solo della loro identità. Così il 27 gennaio ci costringe a riflettere su come sia stato possibile per l’umanità cadere dentro un tale abisso a cui contribuì anche l’Italia, con le leggi razziali fasciste del 1938. Farne memoria oggi significa operare affinché quell’orrore non abbia più a ripetersi.
Per l’Opera Don Orione il ricordo di quel tempo è legato ai tanti esempi di abnegazione in difesa della vita degli Ebrei, custoditi e nascosti negli istituti sparsi in diverse parti d’Italia. I religiosi orionini, sull’esempio del loro fondatore – morto nel 1940, prima che la persecuzione giungesse all’acme – ne raccolgono l’eredità e proseguono nell’opera di protezione rispondendo all’invito di Pio XII che chiedeva di salvare gli ebrei “anche a costo di sacrifici e pericoli”. A Roma, a Milano, a Genova le case orionine si fecero rifugio di povere anime braccate dai nazifascisti.
A Roma i tedeschi imperavano, rastrellavano, deportavano. Nell’istituto di via Appia il direttore, don Piccinini, era diventato lo stratega di questa opera di salvezza. Agli ebrei accolti veniva dato un nome convenzionale e una mansione che potesse giustificarne la permanenza in istituto. Nel decennale della liberazione dalle comunità israelitiche d’Italia giunse a don Piccinini un attestato di riconoscenza e nel 2009 l’Istituto per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto, Yad Vashem, gli ha conferito il titolo di “Giusto tra le nazioni”.
Anche a Genova molti furono nascosti sotto vari pseudonimi e con i più disparati incarichi. Il direttore dell’istituto Paverano, don Sciaccaluga, in contatto con la curia arcivescovile, si prodigò con la sua comunità nella protezione dei perseguitati. Non solo gli ebrei furono aiutati e protetti nelle case di don Orione ma anche molte persone che si erano compromesse nel nascondere i perseguitati ed erano a loro volta incalzate, come don Giacomo Lercaro, futuro vescovo di Bologna.
Insieme ai religiosi operavano con il medesimo spirito di dedizione le suore di don Orione. A Milano, il ricordo va a suor Maria Croce che per la sua attività a favore degli Ebrei era ricercata, insieme a don Cappelli, dai tedeschi e per un certo periodo rimase nascosta nell’eremo di Ghirla, nel varesotto.
In questa opera di difesa della vita la Congregazione ha donato tutte le sue risorse e i suoi religiosi si sono spesi totalmente anche a costo della loro vita come fratel Luigi Carminati che, a pochi giorni dalla fine della guerra, cadde nei pressi di Isola S. Antonio (Alessandria) a causa di mitragliamento aereo, mentre era intento al trasporto di viveri per gli ospiti del Piccolo Cottolengo di Genova.
Il contributo delle figlie e dei figli del santo della carità all’azione di difesa degli Ebrei durante il tempo dello sterminio costituisce una pagina rilevante della congregazione orionina. La loro fedeltà alla lezione del fondatore e il loro anelito di carità che non serra porte e non domanda a chi bussa se abbia un nome o una fede, ma solo se abbia un dolore, ha raggiunto, in quel tempo doloroso, uno dei momenti più alti di testimonianza.
Oggi, di fronte ad accadimenti che sembrano riportare il quasimodiano uomo del nostro tempo, ancora una volta, “all’era della pietra e della fionda” con la sua “scienza esatta persuasa allo sterminio”, riecheggia il monito di Giovanni Paolo II: “Mantenere viva la memoria di quanto è accaduto è un’esigenza non solo storica ma morale. Non bisogna dimenticare! Non c’è futuro senza memoria. Non c’è pace senza memoria!”
E così, mentre vengono a mancare i testimoni diretti per via del tempo, anche la memoria dell’azione della Chiesa e dell’Opera don Orione in quell’orrenda temperie storica, può essere utile alla difesa di quei valori di fraternità e di pace che soli possono consentire una giusta convivenza umana, rispettosa della vita e della dignità umana.
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