La Shoah e il Binario 21: un memoriale per combattere l’indifferenza.
Tra il 1943 e il 1945, dalla Stazione Centrale di Milano partirono ventitré treni diretti ad Auschwitz e ad altri campi di concentramento. Dal binario 21, per mezzo di vagoni originariamente destinati al trasporto postale, vennero inviate nei campi di concentramento migliaia di persone perseguitate dalle milizie di occupazione nazifasciste: erano soprattutto ebrei, ma anche partigiani e dissidenti politici. Oggi quel binario ospita il Memoriale della Shoah.
È un luogo nascosto sotto la Stazione Centrale di Milano in cui oggi è ospitato il Memoriale della Shoah milanese. Ed infatti, il Binario 21 è un luogo della memoria, la memoria dello sterminio del popolo ebraico legato alla città lombarda.
Ad accogliere i visitatori un’incisione sul muro: una parola, una sola ma piena di dolore, quello raccontato dai superstiti dei campi di concentramento. La parola è INDIFFERENZA, intesa come rinuncia ad una scelta morale che in molti tra i ‘gentili’ hanno condiviso nel più truce momento della storia del ‘900, permettendo l’attuazione del progetto di “far sparire questo popolo dalla faccia della terra” secondo la traduzione di Heinrich Himmler della “soluzione finale”.
Da quel binario, nascosto alla vista e tuttavia ben percepito da tutti, tra il dicembre del 1943 e il gennaio del 1945, partirono una ventina di convogli ferroviari con destinazione i lager distribuiti nell’Europa centrale. Trasportavano Ebrei e oppositori politici rastrellati dalla Gestapo con l’aiuto delle bande fasciste. Non si sa quanti siano stati i deportati. Nell’area che ospita il Muro dei Nomi, è riferita l’identità solo dei deportati conosciuti. Dei diversi viaggi, uno in particolare rimane impresso per la sua crudeltà: quello del 30 gennaio 1944. Su quel treno per Auschwitz furono ammassati 605 cittadini italiani di origine ebrea. Di loro 477 vennero uccisi nelle camere a gas. Gli altri vennero reclusi nel campo di concentramento. Al termine della prigionia tornarono a casa 14 uomini e 8 donne. Liliana Segre, senatrice della Repubblica Italiana, una delle ultime testimoni dell’olocausto, fu tra queste.
Dopo l’armistizio del 1943, con i tedeschi che avevano occupato l’Italia settentrionale si intensificò l’attuazione della “soluzione finale” della questione ebraica anche nei territori italiani controllati dalla coalizione nazifascista. Così, mentre Roma ricorda il rastrellamento del ghetto da cui furono avviate nel campo di Auschwitz 1023 ebrei, Milano ha inchiodato la sua memoria su quel binario da cui altre migliaia di persone furono strappate alla vita.
All’interno del Memoriale è stato allestito anche un luogo di riflessione, ricavato in una fossa di traslazione della stazione con l’intento di suscitare nel visitatore quegli interrogativi importanti per la formazione della coscienza riguardo ad un orrore fino ad allora inimmaginato. Il Memoriale non è stato pensato come un museo, ma come uno spazio di meditazione. Non dimenticare è un imperativo categorico. Specialmente in questo nostro tempo controverso e per certi aspetti desolato in cui sempre più insistentemente rigurgiti di violenza antisemita riecheggiano in un’Europa che rischia di ripiombare in quel passato. Rimane vivo il monito di Primo Levi: “…ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre“. Anche le nostre.
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