Ucraina: Pasqua di sangue e disperazione
Una nuova settimana di passione si annuncia in Ucraina. Le immagini diffuse dai media acuiscono l’orrore per l’inferno di macerie che restituiscono ai soccorritori centinaia di corpi senza vita. Si moltiplicano le testimonianze di torture, abusi, esecuzioni di massa in una spirale senza fine. Parlano solo le armi; la diplomazia dopo qualche velleitario tentativo, ora rimane desolatamente muta. Intanto, continua a crescere la fiumana degli sfollati – gli ultimi bollettini ne segnalano circa undici milioni – che vagano in cerca di una speranza lontana dalle bombe. Anche la situazione sanitaria in tale contesto aggrava i suoi effetti: nei rifugi aumentano i contagi di Covid, prorompono le epidemie di poliomielite e morbillo, mentre si fa più pressante l’emergenza tubercolosi.
Continua a sanguinare il cuore d’Europa! La neve e il vento gelano le lacrime sui volti dei sopravvissuti in cerca dei propri cari tra i cadaveri. È lo scenario che si impone, ad esempio, nel tragico teatro di Bucha dopo il ritiro delle truppe russe ricacciate indietro dalle forze di resistenza ucraina. Le milizie di occupazione si stanno macchiando di efferatezze di ogni genere, violenze contro i civili, omicidi di massa, latrocini e saccheggi. L’ultima testimonianza, in ordine di tempo, di nuove atrocità ai danni di civili, proviene dall’arcivescovo di Kyiv che denuncia la situazione a Buzova. Bucha come Mariupol, come Irbin, come Borodyanka; città martoriate dalla furia selvaggia degli invasori che in preda al furore bellico hanno commesso veri e propri crimini di guerra e contro l’umanità. Nelle città liberate il bilancio dei civili uccisi è sconvolgente. Unanime lo sdegno della comunità internazionale.
Papa Francesco non perde occasione per ribadire che la guerra “è una crudeltà, una cosa inumana e va contro lo spirito umano, non dico cristiano, umano”. È “lo spirito di Caino”. Nell’udienza generale di mercoledì scorso è di nuovo intervenuto sul tema commentando gli ultimi sviluppi: “Le recenti notizie sulla guerra in Ucraina, anziché portare sollievo e speranza, attestano invece nuove atrocità, come il massacro di Bucha. Crudeltà sempre più orrende, compiute anche contro civili, donne e bambini inermi. Sono vittime il cui sangue innocente grida fino al cielo e implora: si metta fine a questa guerra, si facciano tacere le armi, si smetta di seminare morte e distruzione. Preghiamo insieme su questo“.
Nell’Angelus di domenica ha implorato: “Si depongano le armi! Si inizi una tregua pasquale; ma non per ricaricare le armi e riprendere a combattere, no! una tregua per arrivare alla pace, attraverso un vero negoziato, disposti anche a qualche sacrificio per il bene della gente. Infatti, che vittoria sarà quella che pianterà una bandiera su un cumulo di macerie?”
Di fronte a tutto questo dolore cerca di porre un argine la solidarietà delle donne e degli uomini di buona volontà e delle varie organizzazioni umanitarie.
A partire dai primi giorni dell’invasione, anche l’Opera Don Orione ha voluto far sentire la sua presenza caritatevole e attraverso le sue missioni in Ucraina ha costruito una rete di sostegno con l’invio di aiuti di ogni genere e con l’accoglienza di donne, bambini e disabili in fuga dai bombardamenti.
Attualmente, sono oltre trecento le persone ospitate nelle strutture orionine in Italia, nelle parrocchie e presso famiglie e associazioni che hanno dato disponibilità. Altre centocinquanta persone sono state ricongiunte ai familiari e amici residenti in Italia e una settantina di bambini affetti da diverse patologie sono stati ricoverati presso gli ospedali di Trieste e Udine.
La macchina organizzativa messa in piedi dalla Congregazione orionina ha già fatto partire nove TIR carichi di aiuti di ogni genere: alimentari, pannolini, cibi per animali domestici, latte, scatolame, riso, pasta, zucchero, farina. Nei tre centri di raccolta di Genova, Bergamo e Roma la generosità di tante persone vicine all’Opera sta permettendo di soccorrere la popolazione stremata dalla guerra.
La Congregazione, però, non si muove solo dall’Italia. Anche dalla Romania sono stati inviati beni di prima necessità. Il Liceo Don Orione di Oradea ha raccolto ben quattro tonnellate tra generi alimentari, medicine e materiale per l’igiene. Parte di questo prezioso carico ha raggiunto la missione di Leopoli. Il restante è stato consegnato presso un punto raccolta profughi nel centro della città. Altri aiuti, infine, sono stati indirizzati nelle zone interne dove i combattimenti infuriano e più drammatiche sono le condizioni degli abitanti.
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