Giornata mondiale della pace 2025. Costruire nuovi cammini di speranza.
“Rimetti a noi i nostri debiti: concedici la tua pace”è il titolo scelto dal Santo Padre per la Giornata Mondiale della Pace 2025. Il tema del Messaggio, nella sua ansia di riconciliazione e pacificazione, si colloca in immediata corrispondenza con l’anno giubilare appena iniziato, avendo come concetti chiave Speranza e Perdono e ciò in continuità anche con le Encicliche Laudato Si’ e Fratelli tutti. Nel documento emerge come solo riconoscendo la reciproca condizione di debitori e il mutuo bisogno gli uni degli altri sarà possibile quel cambiamento culturale in grado di superare la crisi epocale che attanaglia il mondo.
Nel testo il Papa traccia un vero e proprio itinerario alla ricerca della pace. In esso delinea quelle che considera essere le fondamentali questioni che rendono conflittuale la convivenza umana.
Uno dei grandi tormenti che affliggono il mondo attuale è dato dal debito estero che insieme a quello ecologico comporta lo sfruttamento dei Paesi più ricchi a danno di quelli più poveri, in una logica di sfruttamento indiscriminato delle risorse umane e naturali. Ciò implica che “diverse popolazioni, già gravate dal debito internazionale, si trovano costrette a portare anche il peso del debito ecologico dei Paesi più sviluppati. Il debito ecologico e il debito estero sono due facce di una stessa medaglia, di questa logica di sfruttamento, che culmina nella crisi del debito”.
Altro tema ineludibile, su cui il Papa esorta a riflettere nel messaggio, riguarda il rispetto della vita e la pena di morte. “Senza speranza nella vita, infatti, è difficile che sorga nel cuore dei più giovani il desiderio di generare altre vite. Qui, in particolare, vorrei ancora una volta invitare a un gesto concreto che possa favorire la cultura della vita. Mi riferisco all’eliminazione della pena di morte in tutte le Nazioni. Questo provvedimento, infatti, oltre a compromettere l’inviolabilità della vita, annienta ogni speranza umana di perdono e di rinnovamento“.
Strettamente legato al rispetto della vita, il terzo argomento richiama il commercio delle armi che il papa vorrebbe bandite col proposito di “eliminare ogni pretesto che possa spingere i giovani a immaginare il proprio futuro senza speranza“.
Nel messaggio Francesco indica tre azioni possibili per “riaprire la via della speranza”. Innanzitutto nel ricordare lo scandalo del debito internazionale imposto ai Paesi più poveri e utilizzato come “strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare in modo indiscriminato le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri”, invita la comunità internazionale ad una “consistente riduzione, se non proprio al totale condono, del debito internazionale”. A ciò aggiunge “un impegno fermo a promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, perché ogni persona possa amare la propria vita e guardare con speranza al futuro, desiderando lo sviluppo e la felicità per sé e per i propri figli”. Per concludere con l’invito a destinare “almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per la costituzione di un fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri attività educative e volte a promuovere lo sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico”.
Rifacendosi al significato antico dell’Anno Santo, il Papa rimarca che i beni della terra sono destinati non solo ad alcuni privilegiati, ma a tutti e invita tutti a riconoscersi in qualche modo debitori e quindi tutti necessari l’uno all’altro, “secondo una logica di responsabilità condivisa e diversificata”.
In tale prospettiva nessuno deve abdicare alle proprie responsabilità. “Ciascuno di noi deve sentirsi in qualche modo responsabile della devastazione a cui è sottoposta la nostra casa comune, a partire da quelle azioni che, anche solo indirettamente, alimentano i conflitti che stanno flagellando l’umanità”.
Il messaggio esalta la pace quale meta agognata. Ma la vera pace “potrà nascere solo da un cuore disarmato dall’ansia e dalla paura della guerra”. E per raggiungerla – dice il Papa – occorre rompere le catene dell’ingiustizia; occorre un cambiamento culturale e strutturale che riaccenda quella favilla di speranza che “nasce dall’esperienza della misericordia di Dio, che è sempre illimitata”.
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