150 anni fa nasceva don Orione
Si compie quest’anno il 150° anniversario della nascita di san Luigi Orione e per tale occasione la Congregazione che porta il suo nome sta vivendo uno speciale momento di festa in tutte le istituzioni che formano il tessuto della Piccola Opera della Divina Provvidenza nelle varie parti del mondo in cui è presente. Inoltre, la Penitenzieria Apostolica ha concesso l’indulgenza plenaria dal 12 marzo e fino al 29 agosto 2022, alle consuete condizioni (Confessione sacramentale, Comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Sommo Pontefice) ai fedeli che visiteranno in pellegrinaggio una chiesa dei Padri e delle Suore della Piccola Opera della Divina Provvidenza. Il Santo, nato il 23 giugno sarà ricordato in una serie di iniziative.
Don Luigi Orione era nato nel 1872, in quel torno di tempo in cui si mettevano le basi del nuovo stato italiano, unito dalle guerre risorgimentali a cui aveva preso parte con passione patriottica papà Vittorio, soldato del Regio esercito sabaudo. Il tempo in cui si troverà, don Orione, ad affrontare le contraddizioni dello sviluppo di una nazione giovane e per nulla attrezzata a governare una realtà sociale in dinamica mutazione e dai tratti magmatici. La sua azione apostolica, quindi, si rivelerà feconda nell’inserirsi in quelle contraddizioni per risanarne, attraverso la carità, le piaghe che esse provocavano nel corpo e nell’anima di quell’umanità più dolente e fragile.
Nacque nel mese di giugno che in quell’anno, insieme alle messi con le spighe d’oro diede “al mondo un sole / come fa questo talvolta di Gange”. E col battesimo gli venne imposto il nome di Giovanni, ed insieme quello di Luigi essendo nato il 23, nel mezzo delle festività dei due santi. In più, il nome di Luigi fu imposto per ricordare il fratellino nato e morto nel giro di quindici mesi, qualche anno prima. E per tale motivo, si impose quale nome primario nella vita del santo. Non di rado, tuttavia, egli sfruttò l’opportunità del doppio nome quando voleva passare in incognito: “Quando non voglio farmi riconoscere, senza dire bugie, mi chiamo don Giovanni”.
Nacque a Pontecurone, un borgo piemontese in provincia di Alessandria posto sulla via Emilia, a metà strada tra Tortona e Voghera, tra la pianura di Marengo e le estreme propaggini collinari dell’Appennino ligure. È da questo piccolo paese che si irradia la vicenda umana di una delle figure più luminose della carità cristiana e più eminenti del secolo scorso.
Nacque da famiglia povera che certo non mancava del necessario, ma affrontava la vita tra grandi difficoltà. “Fra le grazie che il Signore mi ha fatto – dirà don Orione – ho avuto quella di essere nato povero”. Il sostentamento era affidato al lavoro di selciatore di papà Vittorio, che tuttavia, essendo di natura stagionale, lo impegnava solo per una parte dell’anno, costringendolo per il resto a cercare occupazioni temporanee. Per parte sua, mamma Carolina, oltre alle faccende domestiche, si industriava per arrotondare le poche risorse, adattandosi a servizi vari in casa o nei campi.
Nelle fredde sere d’inverno, quando più famiglie si riunivano insieme intorno al focolare, dai discorsi dei grandi il piccolo Luigi imparava le cose del mondo che poi avrebbe attraversato con le sue innumerevoli opere di bene.
Ultimo di tre fratelli, Luigi mostrò subito un’indole vivace: “Mi chiamavano il capo dei barabba” raccontava ricordando la fanciullezza. La cosa destava qualche preoccupazione nella madre che per prevenire il rischio di influenze negative lo seguiva attentamente e lo informava a sentimenti di pietà e rettitudine, non disdegnando atteggiamenti severi in materia di morale e religione. D’altronde, fu lei che attese all’educazione cristiana dei suoi figli, con sapienza contadina e tenacia materna, mentre papà Vittorio, non troppo assiduo in chiesa in ossequio ai suoi ideali garibaldini, si fece più attento a coltivare la sua fede solo quando il figlio gli svelò la volontà di diventare sacerdote. Così, mentre attraverso la madre il piccolo Luigi cominciava ad aprirsi alle cose dello spirito, dal padre, ereditava quell’acceso patriottismo e quell’appassionato amore al popolo italiano che non di rado risuonano tra i suoi scritti e i suoi discorsi.
Con queste premesse Luigi Orione dedicherà la sua vita ai poveri, ai malati, agli anziani, ai disabili e ad ogni donna e uomo che fosse in qualunque tipo di bisogno. Con queste premesse disegnò la sua parabola umana nell’infaticabile e coraggioso cammino di carità che ancora oggi prosegue nelle sue cento e cento istituzioni sparse in tutto il mondo.