XXVI Giornata mondiale dell’Alzheimer: Risposte ancora carenti per un dramma in continua crescita.
Il 21 settembre si celebra la XXVI Giornata mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 per portare all’attenzione generale la gravità di un fenomeno in costante crescita e con previsioni preoccupanti, visto che il legame con l’invecchiamento – la patologia colpisce soprattutto persone con età superiore ai 65 anni – lo correla automaticamente al progressivo aumento della popolazione anziana. Tuttavia, a fronte di ciò sono ancora carenti le risposte pubbliche in termini di assistenza e cura, mentre eccessivamente gravoso si rivela il peso per le famiglie, lasciate spesso sole ad affrontare gli effetti distruttivi della malattia.
Si calcola che nel mondo ci siano ben 50 milioni di malati di Alzheimer, mentre in Italia risultano affette da questa patologia seicentomila persone e cioè la metà dei malati di demenza, con stime di crescita allarmanti per il sistema sociale ed economico di qualsiasi comunità nazionale.
L’Alzheimer, infatti, nell’incidere in maniera devastante sulle persone colpite dalla patologia, provocando loro progressivamente la perdita del contatto con il mondo esterno e con i propri cari, si ripercuote sull’intera rete familiare, gravata spesso in solitudine del compito di assistenza. In Italia, il 46,4% dei malati vivono in casa curati dai familiari, o affidati ad altri caregiver. Soltanto il 12% trova accoglienza in una struttura deputata. E non sono pochi coloro che vivono senza alcun tipo di assistenza. Appare evidente la carenza di servizi domiciliari che le strutture pubbliche non riescono ad assicurare, per mancanza di risorse, lasciando per la maggior parte – il 73% – alle famiglie il carico dei costi, ad oggi valutati in circa 11 miliardi di euro.
A causa del progressivo invecchiamento della popolazione mondiale e della mancanza di cure si prevede che nel 2050 i malati di Alzheimer saranno il triplo di quelli di oggi.
La malattia colpisce soprattutto la popolazione anziana, con maggiore incidenza su quella femminile (73,9%) e si evidenzia attraverso disturbi di natura neurologica che generano deficit cognitivi di varia gravità, per sfociare nel danneggiamento dei processi legati alla memoria, al linguaggio, all’orientamento e ad altre funzioni.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il 14 maggio 2019 ha pubblicato le linee guida “Risk reduction of cognitive decline and dementia” richiamando l’attenzione ad uno stile di vita sano come strategia basilare per prevenire la demenza e il rischio di decadimento cognitivo. Il documento specifica vari fattori implicanti la comparsa di fenomeni di decadimento cognitivo e, in particolare, di demenza: il fumo, il consumo eccessivo di alcol, una alimentazione non equilibrata, ma anche l’insorgenza di patologie quali ipertensione, diabete, obesità, depressione, ipercolesterolemia nonché l’isolamento sociale.
Alla luce di questi dati, con l’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica sugli effetti della malattia oltre che per sottolineare i progressi via via conseguiti dalla ricerca scientifica, il 21 settembre si celebra la Giornata Mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall’Alzheimer Disease International (ADI), giunta quest’anno alla XXVI edizione. Anche Papa Francesco, nell’udienza generale del mercoledì, per l’occasione ha rivolto una preghiera per i tanti uomini e donne “i quali, a causa di questa malattia, sono spesso vittime di violenza, maltrattamenti ed abusi che ne calpestano la dignità” e per coloro che se ne prendono amorevolmente cura.
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