Come tralci legati alla vite. Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani
“Rimanete nel mio amore: produrrete molto frutto” (Gv 15, 5-9) questo il tema scelto quest’anno in occasione della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani su cui, dal 18 al 25 gennaio, sono chiamate a riflettere le Chiese e le confessioni cristiane. Il tema si rifà al monito di Gesù tratto dal Vangelo di Giovanni (Gv 15,5-9).
Frutto della presa di coscienza dello scandalo della divisione che mina la credibilità della testimonianza cristiana, la settimana di preghiera ricorda che l’unità è affidata a ogni cristiano, sollecitato attraverso la conversione e il perdono all’impegno ecumenico per il rinnovamento della vita.
I prodromi di questo evento che si rinnova ogni anno si possono far risalire alla prima metà del XVI secolo quando in Scozia il predicatore evangelico Jonathan Edwards immaginò l’istituzione di un giorno di preghiera e di digiuno per l’unità delle Chiese chiamate a ritrovare il comune slancio missionario. È del 1902, poi, l’Enciclica patriarcale e sinodale Lettera irenica emanata dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Joachim III, in cui si invita a pregare per l’unione dei credenti in Cristo. Poco più tardi, nel 1908, il reverendo Paul Wattson, dal 18 al 25 gennaio, celebra per la prima volta a Graymoor (New York), un “Ottavario di preghiera per l’unità”. Altra data storica nel processo di consapevolezza dell’importanza dell’unità per il mondo cristiano è il 1964 quando Papa Paolo VI incontra il patriarca Athenagoras I a Gerusalemme e insieme pregano la preghiera di Gesù “che siano tutti una cosa sola” (Gv 17, 21). Nello stesso anno il Concilio Vaticano II emana il Decreto sull’ecumenismo, Unitatis Redintegratio con cui tra l’altro sostiene il Movimento ecumenico nell’esperienza della Settimana di preghiera.
Di volta in volta il testo guida – letture bibliche, commenti e preghiere per ogni giorno della settimana – viene preparato secondo un progetto sviluppato da un gruppo ecumenico di un Paese diverso. Il sussidio proposto, laddove possibile, è poi adattato agli usi locali. Quest’anno la produzione del documento è stata affidata alla Comunità monastica femminile di Grandchamp (Svizzera) che negli otto giorni dedicati all’evento, invita a meditare e pregare su diversi spunti suggeriti dai versetti tratti dal brano evangelico di Giovanni che parla della vite e i tralci. Emerge dai testi predisposti l’esigenza di una unità solidale con la sofferenza del prossimo. Il cristiano, testimone del male provocato dalla sofferenza e dal conflitto, è chiamato ad una più profonda comunione con i propri fratelli e sorelle in Cristo, e una maggiore solidarietà con l’intera creazione. In ciò, il dialogo ecumenico, nella scoperta delle ragioni dell’altro, indaga la conoscenza di sé stessi e permette di accogliere le novità che il cammino della vita propone.
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