Ucraina: dall’inferno in prima linea
Giunti al quindicesimo giorno di guerra, nel cuore dell’Europa si squaderna uno scenario di distruzione e dolore che si pensava concluso con le guerre del Novecento. Una furia devastatrice inimmaginabile fino a poco tempo fa che non accenna in alcun modo a placarsi e la speranza di negoziati che pongano almeno una tregua ai bombardamenti e alla devastazione della povera terra ucraina fino ad oggi è inghiottita immancabilmente dall’inferno delle bombe sulle città. Così mentre si guarda con speranza all’incontro in Turchia tra i ministri degli esteri di Russia e Ucraina, la città martire di Mariupol dopo il bombardamento dell’ospedale pediatrico in cui sono stati colpiti mamme e bambini è occupata dalle truppe russe.
Mentre i corridoi umanitari più volte annunciati, ogni volta immancabilmente falliscono per l’infuriare delle operazioni militari, la popolazione nelle città ucraine disperatamente in cerca di una via di fuga continua a riversasi sulle strade ormai chiuse e sulle stazioni ferroviarie. Oltre un milione e mezzo di rifugiati si accalcano ai confini di Paesi limitrofi, dove sono approntate misure di soccorso per dare conforto e ristoro.
Nel teatro di guerra, a Leopoli la missione orionina continua ad assistere in ogni modo la popolazione inerme, da Kharkiv, invece, le suore con un nutrito gruppo di mamme e bambini, si sono trasferite più a ovest presso Gròdek, dopo che la situazione a Kharkiv si era fatta oltremodo insostenibile.
In Polonia, paese confinante con l’Ucraina è stato da subito allestito il primo punto di appoggio per il soccorso dei profughi. Don Cristoforo Mis, superiore della provincia polacca della Congregazione, informa che «la guerra in Ucraina ha toccato e aperto il cuore di molti polacchi che si sentono sollecitati ad aiutare le persone colpite da questa tragedia con vari tipi di aiuto».
Sono state preparate diverse centinaia di sistemazioni per i rifugiati: le istituzioni orionine presenti a Miedzybrodzie Bialskie, Zdunska Wola, Malbork e Branszczyk, in collaborazione con gli enti locali, Caritas e volontari si dedicano all’assistenza materiale, spirituale e psicologica degli sfollati, nella più gran parte famiglie senza padri.
Anche in Italia, la risposta all’appello diramato da tutte le case della Congregazione non si è fatta attendere; procedono alacremente le raccolte di beni materiali ed economici. Per i primi, in particolare viveri, medicinali e vestiti, l’Opera Don Orione ha individuato tre centri di raccolta: Roma, Bergamo e Genova. Per gli aiuti in denaro, come già annunciato, il riferimento è la Fondazione Don Orione Onlus (www.fondazionedonorione.org). Anche le risorse raccolte in occasione della Giornata Missionaria Orionina, prevista per domenica 13 marzo, saranno devolute alla causa ucraina.
Grande la solidarietà verso le persone in fuga dalla guerra. Da più parti si dà disponibilità di alloggi. Tra le Case orionine in Italia sono stati individuati, finora, circa seicento posti letto. Ne sono già occupati centocinquanta, tra Tortona, Fano, Campocroce e Trebaseleghe. A Foggia, presso il santuario Incoronata, a breve, sono attese una quindicina di persone. Tra di loro, alcuni sono disabili.
«Stiamo sperimentando concretamente – dichiara don Giovanni Carollo, direttore della provincia italiana dell’Opera Don Orione, dalla quale dipende anche la missione in Ucraina – quello che il Vangelo ci ha sempre indicato, cioè che il Signore non abbandona mai i suoi poveri. L’onda di solidarietà e amore alla quale stiamo assistendo è in grado di contrastare anche il terribile tsunami della guerra, che vuole provocare solo morte e distruzione. Tantissime persone, confratelli e consorelle, famiglie, benefattori e amici hanno sentito parlare dell’azione dei nostri missionari e hanno voluto mettere a disposizione tutto quanto possibile per aiutarli: da beni di prima necessità, a intere strutture per l’accoglienza, e anche il proprio tempo e i propri mezzi, dando la disponibilità a recarsi fisicamente al confine ucraino con Romania, Polonia o Ungheria per recuperare i profughi che devono arrivare in Italia. In pochi giorni, senza una grande organizzazione iniziale, la volontà di volersi fare prossimo agli altri ha portato veramente a constatare con mano che, come diceva Don Orione: “la carità non avrà mai fine” e “salverà il mondo”».
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