Una riabilitazione su misura per ogni bambino. Un incontro a distanza con la dott.ssa Di Renzo.
Per non rinunciare all’aspetto formativo perseguito con interesse a beneficio dei suoi operatori, il Centro ha ripensato il convegno annuale sulle patologie dell’età evolutiva, previsto per il mese di settembre e lo ha proposto con una nuova modalità di svolgimento nell’incontro virtuale tramite il social network Facebook. Ospite dell’incontro, la dott.ssa Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell’Istituto di Ortofonologia (IdO) di Roma, che ha confrontato le sue esperienze con il direttore del Centro e con gli psicologi e psicoterapeuti Claudia Govetto e Marco Carpineto.
La tematica dell’incontro che portava come titolo: “Ripensare le pratiche riabilitative in età evolutiva”, verteva sulle modalità con cui promuovere una migliore integrazione delle discipline terapeutiche e riportarle a misura di bambino. Per l’occasione, è intervenuta la dott.ssa Magda Di Renzo, psicologa, analista di scuola junghiana che da molti anni segue con il suo istituto le tematiche afferenti alle patologie dell’età evolutiva ed in tale ambito ha tra l’altro avviato molte ricerche, tra cui il progetto Tartaruga per minori affetti da autismo. L’ospite è docente in diverse scuole di specializzazione in psicoterapia; è, inoltre, autrice e coautrice di numerose pubblicazioni.
“Esiste un grande scollamento tra il momento valutativo/diagnostico e quello riabilitativo. La diagnosi dovrebbe essere il primo passo di un processo terapeutico, così da avere non solo un’etichetta ma un quadro completo del bambino“. Su tale assunto è stata animata la diretta Facebook che ha posto al centro del confronto la necessità di promuovere una migliore integrazione delle discipline terapeutiche, per ridare la giusta importanza ai bisogni evolutivi del bambino. Ed è proprio a tal riguardo che la dott.ssa Di Renzo ha sottolineato come, nel valutare il bambino, “va restituita alla famiglia non soltanto la diagnosi del disturbo, ma un quadro di come quel disturbo si declini nel caso specifico e di quali siano le potenzialità che l’accompagnano. Lo scollamento tra il momento diagnostico e il momento riabilitativo fa sì, invece, che le riabilitazioni siano fatte con un modello che rischia di essere uguale per tutti, senza tenere conto delle esigenze di ogni singolo bambino“.
In realtà oggi i dati ci dicono che c’è una percentuale del 3-4% di bambini nei quali si può riconoscere un disturbo del neurosviluppo. Tutti gli altri, sono bambini che mostrano difficoltà negli apprendimenti ma non hanno un disturbo. Questa, secondo la dott.ssa Di Renzo, è una differenza fondamentale, poiché trattare allo stesso modo il bambino che ha un disturbo e quello che non lo ha e che magari denuncia carenze dettate da un ambiente poco stimolante a causa di vicissitudini ostative in seno alla famiglia, comporta l’errore terribile di patologizzare impropriamente comportamenti che in effetti patologici non sono.
A fronte di queste impressioni, secondo i relatori la valutazione delle problematiche di un bambino deve esser fatta da un’équipe multi-specialistica che sappia promuovere anche un’alleanza tra i sistemi nei quali il bambino vive: scuola e famiglia. Il problema di fondo, infatti, è capire che c’è un confine tra ciò che appartiene all’ambito sanitario e ciò che appartiene all’ambito pedagogico. “Molti bambini che non hanno un disturbo neuroevolutivo potrebbero essere aiutati maggiormente in un contesto educativo“.
La dott.ssa Di Renzo, nelle conclusioni ha citato, come progetto all’avanguardia, l’iniziativa del Summer Camp che il Centro organizza da diversi anni: un’iniziativa di inclusione e partecipazione ad attività sportive e ricreative, volta a rafforzare e favorire lo sviluppo della socialità e delle relazioni tra ragazzi con disturbi del neurosviluppo, in particolare con disturbi dello spettro autistico, e giovani normotipici.
L’apprezzamento della dott.ssa Di Renzo è dovuto al fatto che la terapia dovrebbe avvenire in contesti quanto più possibili naturali e “il contesto del Summer Camp è veramente terapeutico perché la vera cognizione si ha quando il bambino, vedendo gli altri, vuole fare anche lui, quindi prova e si mette in gioco“.
Il Centro sta valutando quali soluzioni attuare, compatibili con le norme di prevenzione del Covid-19, per realizzare anche quest’anno il campus estivo, appuntamento lungamente atteso dai bambini e dalle loro famiglie.
Al termine dell’incontro, inoltre, il Centro Don Orione e l’Istituto di Ortofonologia hanno concordato sull’opportunità di associare qualche altra collaborazione oltre alla convenzione già in essere per i tirocini formativi degli specializzandi in psicoterapia.
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