La festa di san Francesco per riaffermare l’amore per l’uomo e per il creato.
Con il sì definitivo della commissione Affari costituzionali del Senato, il 4 ottobre, giorno in cui si commemora san Francesco d’Assisi, torna ad essere dal 2026 festa nazionale per legge. La Camera aveva infatti licenziato il testo lo scorso 23 settembre. La ricorrenza della memoria di san Francesco che si spense nella notta tra il 3 e il 4 ottobre 1226, si associa quest’anno all’ottavo centenario del Cantico delle creature (primo testo in volgare italiano) composto nel 1225, mentre si attende di solennizzare la scadenza dell’ottavo centenario, il prossimo anno. Nel frattempo, registriamo come la sua figura abbia attraversato i secoli col suo carico rivoluzionario e anco oggi non smetta di attrarre credenti e non credenti che continuamente ne riscoprono l’immenso valore.
Mentre si attende di solennizzare, per l’anno prossimo, la ricorrenza ottocentenaria della morte, avvenuta nel 1226, ricordiamo questo 4 ottobre con la notizia della reintroduzione della festa civile, dedicata a san Francesco d’Assisi, che Pio XII proclamò patrono d’Italia nel 1939. A distanza di ottocento anni, appunto, la figura del mistico sposo di madonna Povertà che seppe abbracciare con tale slancio da far dire a Dante nella Commedia che “la lor concordia e i lor lieti sembianti (…) facieno esser cagion di pensier santo” (Par XI, vv. 76, 78) ripropone con la sua memoria anche a noi il senso più vero del messaggio evangelico, predicato sine glossa. Agendo in direzione ostinata e contraria, rifiutò gli agi paterni per condividere con gli ultimi la sua personale ricerca di Dio. E in questa “follia” seppe attrarre uomini e donne (di cui santa Chiara è un luminoso esempio) che con lui abbracciarono questa radicalità di vita.
Anche san Luigi Orione ha sperimentato con grande profitto l’insegnamento francescano. Nel suo breve periodo di vita presso il convento di Voghera ha assorbito l’amore per il santo di Assisi e ne ha abbracciato pienamente il suo ideale di povertà evangelica, seguendone l’esempio e premurandosi, per tutta la vita, di studiarne la spiritualità.
Ciò che colpisce oggi e che lascia il cuore aperto alla speranza, è l’attenzione che il mondo continua a porre nei confronti di tale figura, in un tempo in cui si affermano sempre più prepotentemente modelli di vita disgreganti, fomentati da ideologie elitarie, improntati alla sopraffazione e al disprezzo dei più deboli.
All’annuncio del ripristino della festività civile, il card. Zuppi ha sottolineato quanto il santo patrono d’Italia “che ebbe tra i suoi principali obiettivi un annuncio di pace, ricorda che è possibile un mondo fraterno, disarmato, dove ciascuno ha il suo spazio, a partire dai più poveri e fragili”. In un tempo contrassegnato da “divisioni, tensioni internazionali crescenti e da una drammatica escalation di violenza globale”, Francesco può ancora “ispirare l’amore politico e quello per il creato, perché il bene comune prevalga sulle logiche speculative e del più forte”. Infatti, la sua testimonianza evangelica ci ricorda che “si liberò da ogni desiderio di dominio sugli altri, si fece uno degli ultimi e cercò di vivere in armonia con tutti”.
Il suo cammino di vita fu duro e accidentato anche per questa sua testimonianza controcorrente. Visse in tempi tumultuosi che aprivano sì nuovi orizzonti – tempi in cui si fondavano le università, nasceva la finanza – ma che sperimentavano anch’essi l’avidità e la sopraffazione. A quel mondo dettò la sua lezione ispirata dal Vangelo. Al nostro mondo continua ad impartire la stessa lezione.
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