La difesa dei diritti umani a sostegno di una ripresa migliore
Cade oggi il 69° anniversario della proclamazione della Giornata mondiale dei diritti umani. La ricorrenza viene commemorata a seguito della proclamazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, voluta dall’Assemblea delle Nazioni Unite a Parigi il 10 dicembre del 1948, con l’obiettivo di diffondere in tutto il mondo i valori della democrazia, della tolleranza e combattere le discriminazioni di ogni tipo. Così il 10 dicembre diventa occasione – nell’intenzione dell’Onu – “per riaffermare l’importanza dei diritti umani nella ricostruzione del mondo che vogliamo, la necessità di solidarietà globale, nonché la nostra interconnessione e umanità condivisa”.
Il 10 settembre in occasione della proclamazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, si celebra quest’anno la giornata mondiale dei diritti umani, ideata con il fine di promuovere i principi della dichiarazione in ogni parte del mondo. Il documento, approvato nel 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, è stato elaborato con il presupposto che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo“.
L’edizione 2020 della Giornata ha assunto come tema “Recover Better – Stand up for Human Rights” (Sostenere i diritti umani per una ripresa migliore). Necessariamente l’attenzione è posta sulle problematiche dettate dalla pandemia da cui è obbligatorio riprendersi mettendo al centro i diritti umani. “Le persone e i loro diritti – ha scritto il Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres – devono essere al centro delle risposte e della ripresa. Occorrono quadri di riferimento universali come la copertura sanitaria per tutti per sconfiggere questa pandemia e tutelarci per il futuro“.
La crisi che il mondo sta vivendo a causa dell’epidemia da Coronavirus sta progressivamente innalzando i livelli di povertà e provocando un preoccupante incremento delle disuguaglianze e delle discriminazioni. Secondo il report di Amnesty International 2020, che per l’Italia si ha analizzato in particolare il tema dei flussi migratori, del diritto all’alloggio, della tortura e maltrattamenti e del commercio di armi, risulta, ad esempio, che a seguito del decreto legge 113/2018, con l’abolizione dello status di protezione umanitaria, nell’arco di un anno, si sono ritrovate in clandestinità circa 24 mila persone, lasciate quindi in condizioni di vulnerabilità e a rischio di sfruttamento ed abusi.
A fronte di ciò, in occasione della ricorrenza, l’ONU ha pubblicato un manifesto programmatico per fronteggiare le prioritarie carenze che in questo controverso 2020 gli eventi stanno facendo emergere, in vista di un nuovo tipo di rapporti per affrontare il futuro dopo la pandemia. In sintesi, il manifesto propone di mettere fine a discriminazioni di ogni tipo, affrontare le diseguaglianze, incoraggiare la partecipazione e la solidarietà degli individui, dei governi e della società civile, promuovere lo sviluppo sostenibile.
Anche per il nostro Presidente della Repubblica, “La tutela dei diritti della persona deve essere al centro della risposta globale alla pandemia, per evitare che essa renda meno penetrante la loro applicazione, e far sì che gli sforzi di ripresa siano sorretti da solidi criteri di eguaglianza ed equità. Infatti, conclude Mattarella, nel suo discorso: “Senza il rispetto di tali essenziali principi la Comunità internazionale non sarà in grado di superare con successo questo momento complesso e di garantire a tutti un futuro di pace e sviluppo“.
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