La scomparsa di Ermanno Olmi, che raccontò “Qualcosa di don Orione”.
È deceduto all’età di 86 anni presso l’ospedale di Asiago, in provincia di Vicenza, Ermanno Olmi, profondo narratore di storie cinematografiche. Tra queste il suo capolavoro: ‘L’albero degli zoccoli’, a cui si aggiungono altre opere di toccante sensibilità come ad esempio ‘Il mestiere delle armi’ e ‘Torneranno i prati’. Curò la sceneggiatura di “Qualcosa di don Orione”.
Nato nel 1931, aveva iniziato la carriera negli anni ’50, facendo esperienza con documentari per la società Edisonvolta.
Regista autodidatta, ha sperimentato in varie direzioni l’arte cinematografica, forte di un linguaggio personale, attraverso il quale ha saputo indagare con speciale sensibilità il sentire umano.
Si impone all’attenzione pubblica con “Il posto”, delicata storia di due giovani che affrontano il mondo del lavoro in un’azienda milanese ai tempi del cosiddetto boom economico, che porta a Venezia nel 1961.
Nel 1965, realizza “E venne un uomo” sulla vita di papa Giovanni XXIII. Dopo alcune opere in cui si intravvedono nuove prospettive cinematografiche, con “L’albero degli zoccoli” realizza il suo capolavoro e riceve, nel 1978, la Palma d’Oro al festival di Cannes. Il film, ambientata nel mondo contadino lombardo di fine XIX secolo, è recitato in dialetto bergamasco, in cui risalta una espressività fatta di gesti antichi.
Nel 1982, a Bassano del Grappa, fonda insieme a Marcello Siena e Paolo di Valmarana, “Ipotesi Cinema”, un laboratorio destinato alla formazione di nuovi registi.
Resta lontano dal set per un lungo periodo, a causa di una g
rave malattia. Torna a dirigere nella seconda metà degli anni Ottanta realizzando due opere che ottengono entusiasti riscontri a Venezia: “Lunga vita alla signora!” (Leone d’Argento, 1987) e “La leggenda del Santo bevitore”, tratto dal romanzo di Joseph Roth (Leone d’Oro, 1988).
Dopo altre prove, negli anni ’90 come “Il segreto del bosco vecchio” e l’episodio “Genesi: la creazione e il diluvio” inserito nel progetto internazionale “Le storie della Bibbia”, il nuovo millennio lo vede impegnato con titoli di assoluta originalità. Lo straordinario “Il mestiere delle armi”, sugli ultimi giorni della vita di Giovanni dalle Bande Nere; e “Cantando dietro i paraventi” dove narra epiche vicende di pirati di una Cina fuori dal tempo. Del 2007 è la parabola cristologica “Cento chiodi”, a cui fanno seguito ancora “Villaggio di cartone” (2011), in cui riprende il tema degli esclusi ed emarginati del nostro tempo, e il dolente e bellissimo “Torneranno i prati” (2014), ambientato nelle trincee dell’altopiano di Asiago durante la prima guerra mondiale.
L’ultima fatica è dello scorso anno: “Vedete sono uno di voi”, film documentario sulla parabola umana di Carlo Maria Martini.
Ermanno Olmi incrocia la figura di don Orione nel 1989, in occasione della realizzazione del film “Qualcosa di don Orione” firmato da Marcello Siena, di cui firma la sceneggiatura, facendo riemergere, tra l’altro, attraverso un racconto austero ma colmo di letizia, le atmosfere e le suggestioni già assaporate ne “L’albero degli zoccoli”. Nell’opera dedicata al padre dei poveri, si avverte una ricostruzione accorta della vita e della grande missione di carità del santo tortonese. Olmi era rimasto molto colpito da questo strano prete e di lui ebbe a dire: “Se fosse stato un manager avrebbe fondato un impero economico; e invece era un prete e ha fatto quello che doveva fare: il prete. Ma come l’intendeva lui”. Nel film la figura di don Orione emerge nel suo vigore spirituale, e fa da specchio al valore morale e umano della sua opera.
I figli e gli amici di don Orione saranno sempre grati a questo straordinario autore, per come ha saputo guardare il nostro fondatore.
Leave a Reply