Costruire la pace attraverso la cura. Il Messaggio del Papa per la 54ª Giornata mondiale della Pace.
Ancora un appello del Papa, quello della LIV Giornata mondiale della pace, per un “impegno comune, solidale e partecipativo, per proteggere e promuovere la dignità e il bene di tutti e per interessarsi alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto, all’accoglienza”. Continua ad essere questo il percorso che Francesco traccia per la costruzione della pace, nel messaggio rivolto ai capi di governo, alle organizzazioni internazionali agli esponenti e ai fedeli delle diverse religioni e alle donne e agli uomini di buona volontà. Con un’idea: usare i soldi delle armi in un fondo contro la fame.
“La cultura della cura come percorso di pace”. È questo il tema su cui Papa Francesco ha costruito il messaggio per la giornata della pace 2021. Nella riflessione, strettamente legata al periodo di sofferenza che il mondo sta sperimentando a causa della pandemia, il pontefice ricorda gli operatori sanitari che si stanno prodigando per contenere e superare gli effetti dell’emergenza sanitaria. E non dimentica di rimarcare la necessità di misure che “garantiscano a tutti l’accesso ai vaccini e alle tecnologie necessarie”. Il messaggio, che fonda la sua riflessione sulla cultura della cura, si rifà all’enciclica Laudato si’ quando dice che “La cura autentica della nostra vita e delle nostre relazioni con la natura è inseparabile da fraternità, giustizia e fedeltà”. E richiama la dottrina sociale della Chiesa dove la grammatica della cura è racchiusa in quattro principi: “Promozione della dignità di ogni persona; solidarietà con poveri e indifesi; sollecitudine per il bene comune; salvaguardia del creato”. Principi che evocano naturalmente tutti quei valori legati alla necessità dell’inclusione nelle relazioni e all’inviolabilità della dignità di ciascun essere umano. Anche nell’aspetto ecologico perché “La cura della Terra, casa comune, non può essere autentica se non si accompagna alla tenerezza per gli esseri umani”.
In tema di bene comune afferma: “Ogni aspetto della vita sociale, politica ed economica trova il suo compimento quando si pone al servizio del bene comune (…) Pertanto, i nostri piani e sforzi devono sempre tenere conto degli effetti sull’intera famiglia umana, ponderando le conseguenze per il momento presente e per le generazioni future”. Facendo riferimento anche alle sofferenze attuali, causa pandemia, il papa ricorda: “ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme», perché «nessuno si salva da solo» e nessuno Stato nazionale isolato può assicurare il bene comune della propria popolazione”.
Nel puntare l’attenzione sulle realtà odierne e sulle storture che affliggono il pianeta, il Papa invita a soffermarci “e chiederci: cosa ha portato a rendere normali i conflitti nel mondo? Come convertire il nostro cuore alla pace nella solidarietà e nella fraternità?” I fenomeni che affliggono l’umanità come la pandemia e cambiamenti climatici chiedono una revisione delle priorità nell’allocazione delle risorse e fanno emergere la loro grande dispersione nel privilegiare le spese per armamenti, invece di essere organizzate “per la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale, la lotta alla povertà, la garanzia dei bisogni sanitari”. In ciò, Francesco rilancia la proposta di Paolo VI fatta all’assemblea dell’Onu nel 1965, laddove ribadisce la necessità di “costituire con i soldi delle armi e delle spese militari un Fondo mondiale per eliminare definitivamente la fame e contribuire allo sviluppo”.
La conclusione del messaggio ribadisce come non possa esserci “pace senza la cultura della cura, un impegno a interessarsi alla compassione, alla riconciliazione e alla guarigione, al rispetto mutuo e all’accoglienza”. E sollecitando i cristiani a prendere come riferimento Maria, “madre della speranza” chiede loro di collaborare alla costruzione di “un nuovo orizzonte di amore, pace, fraternità, solidarietà, sostegno, accoglienza” per poi terminare con un pressante e accalorato invito: “Non cediamo alla tentazione di disinteressarci degli altri, specie dei più deboli; non abituiamoci a voltare lo sguardo; impegniamoci a formare una comunità di fratelli che si accolgono e si prendono cura gli uni degli altri”.
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