Ero forestiero. 105° Giornata mondiale del Migrante e del rifugiato
Si celebra oggi, 29 settembre, l’edizione n. 105 della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Il tema dettato dal Papa per quest’anno è: “Non si tratta solo di migranti” ed è volto a ricordare a tutti i cristiani che la questione migratoria, è un fenomeno per cui non ci sono confini o barriere che tengano e con esso bisognerà confrontarsi per il futuro, al di là delle paure, rimettendo al centro la nostra umanità e dando respiro al nostro desiderio di costruire un mondo migliore.
“Non si tratta solo di migranti”: è questo il tema scelto dal Papa Francesco per la celebrazione della 105° Giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati. Con il messaggio di quest’anno il Pontefice riafferma con forza la sua profonda preoccupazione per tutti coloro che abitano le periferie esistenziali. In tutti i suoi interventi, sulla scorta delle beatitudini, infatti, continua a ricordarci che “L’affamato, l’assetato, il forestiero, l’ignudo, il malato, il carcerato che bussa oggi alla nostra porta è Gesù stesso che chiede di essere incontrato e assistito”.
La Giornata trae origine da Pio X che, ponendo attenzione al dramma dei milioni di italiani emigrati all’estero, nel 1912 istituisce l’Ufficio speciale per l’emigrazione e nel 1914 chiama a raccolta tutta la Chiesa per una giornata di preghiera. A distanza di poco tempo il suo successore, Benedetto XV, indice la Giornata del migrante, per sostenere spiritualmente ed economicamente le opere pastorali dedicate agli emigrati italiani.
In questo fervore solidale anche don Orione non mancò di far sentire la sua presenza attiva inviando, nel dicembre del 1913, i primi missionari, in Brasile, proprio a beneficio delle donne e degli uomini colà emigrati.
Nel 1952 la Giornata assunse un ruolo più ampio, internazionalizzandosi.
In tale quadro, ogni chiesa particolare, oggi, è chiamata a riflettere e pregare affinché concretamente, nelle comunità cristiane si riconosca la dignità di coloro che emigrano accogliendo la loro presenza come dono di Dio che si fa straniero per aiutarci ad uscire dalle nostre abitudini e vincere le nostre paure.
Non si tratta solo di migranti. Si tratta di aspirazioni e bisogni comuni ad ogni donna e uomo che questa terra genera, e che non può sentirsi colpevole di essere nato nella parte sbagliata del mondo. Si tratta di giustizia che ripara i torti, si tratta di responsabilità che si oppone all’indifferenza e alla malvagità di chi sfrutta a proprio vantaggio il bisogno altrui. Si tratta di carità, nella consapevolezza che in ogni angolo del mondo tutti condividiamo il medesimo destino.
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